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martedì 31 gennaio 2012

La morte di Oscar Luigi Scalfaro



Il rigoroso senso civico di uno statista cattolico




di MARCO BELLIZI






Uno statista cattolico dal rigoroso senso civico, strenuo difensore della Costituzione e dei valori fondanti della Repubblica, che seppe testimoniare con coerenza e integrità. Così il mondo politico italiano ha ricordato Oscar Luigi Scalfaro, ex presidente della Repubblica, morto nella notte fra sabato e domenica all'età di 93 anni. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in una nota ha reso omaggio, "con profonda commozione", alla figura dell'uomo politico, "ricordando tutto quel che egli ha dato al servizio del Paese, e l'amicizia limpida e affettuosa che mi ha donato".




Analoghe manifestazioni di cordoglio sono arrivate dai presidenti di Senato e Camera dei deputati, Renato Schifani e Gianfranco Fini, e dal presidente del Consiglio, Mario Monti. "Per chi lo ha conosciuto - ha detto Schifani - per chi ha apprezzato nel corso degli anni il suo impegno a difesa della Costituzione, la ferita della sua scomparsa è particolarmente dolorosa". Egli, ha aggiunto, ha fornito "un esempio insostituibile di senso civico". Secondo Fini, Scalfaro, animato "da un operoso rigore ideale", "si è sempre impegnato a rafforzare la Repubblica fondata sulla Carta costituzionale di cui fu costantemente strenuo difensore". Anche Monti ha voluto sottolineare la difesa dei "valori fondanti della Repubblica", che lo statista ora scomparso ha testimoniato "con la sua azione ed il suo rigore", "a tutti gli italiani, in particolare ai giovani". Nato a Novara il 9 settembre 1918, ancora dodicenne Scalfaro si iscrisse alla Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Fu poi attivo negli ambienti della Federazione universitaria cattolica italiana. Laureatosi in giurisprudenza nel 1941 presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano, entrò in magistratura nel 1943. Nel maggio 1945 divenne consulente giuridico del Tribunale d'emergenza di Novara, uno dei tribunali speciali voluti dagli angloamericani per porre fine ai processi sommari nei confronti dei fascisti e dei presunti collaborazionisti, e successivamente ne divenne pubblico ministero.Scalfaro entrò in politica nel 1946, anno in cui, nelle elezioni per l'Assemblea costituente, si candidò come indipendente nelle liste della Democrazia cristiana (Dc). Eletto, si impegnò perché la nuova Costituzione non prevedesse la pena di morte. Iscrittosi alla Dc, Scalfaro partecipò all'accesa campagna elettorale del 1948. Entrò nel Governo nel febbraio del 1954, chiamato dal presidente del Consiglio Mario Scelba a ricoprire il ruolo di segretario del Consiglio dei ministri e sottosegretario al Turismo e spettacolo. Nella Dc, fu esponente del "centrismo popolare", che annoverava, oltre allo stesso Scelba, Guido Gonella, Roberto Lucifredi e Mario Martinelli. Tornò nel Governo nel 1972, con il primo Governo Andreotti, quando ricoprì la carica di ministro dei Trasporti. L'anno successivo, con il secondo Governo Andreotti, divenne ministro della Pubblica istruzione. Fu poi uno dei più attivi promotori del referendum abrogativo della legge sul divorzio, che si tenne nel 1974. Tornò nell'Esecutivo nel 1983, chiamato dal presidente del Consiglio Bettino Craxi a ricoprire la carica di ministro dell'Interno. Al Viminale Scalfaro dovette affrontare eventi drammatici, dalla strage del rapido 904 (dicembre 1984), all'omicidio dell'economista Ezio Tarantelli, per opera delle Brigate rosse, (marzo 1985), al tentato omicidio del giudice Carlo Palermo (aprile 1985).Il 24 aprile 1992 fu eletto presidente della Camera dei deputati, incarico che ricoprì per breve tempo: a seguito delle dimissioni presentate dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga, Scalfaro fu infatti eletto al Quirinale (28 maggio 1992), pochi giorni dopo la strage mafiosa di Capaci, dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta.Furono i sette anni nei quali si portò a compimento il passaggio dalla cosiddetta prima Repubblica alla seconda, a seguito dei noti eventi di "tangentopoli". Furono inoltre gli anni della formazione del nuovo partito di Forza Italia, fondato da Silvio Berlusconi, e dell'affermazione della Lega Nord, oltre che delle progressive mutazioni dei partiti eredi della tradizione comunista e della destra post-fascista; gli anni della tendenze alla riforma della Costituzione materiale, con l'entrata a regime del sistema elettorale maggioritario e l'orientamento di una parte del mondo politico verso il passaggio da una forma di governo assemblearista a una democrazia nella quale il Governo avesse maggiori poteri e autonomia nei confronti del Parlamento. Scalfaro si schierò per la conservazione della Carta fondamentale, di cui era stato estensore.Da capo dello Stato, si adoperò inoltre affinché si arrivasse a una legge - approvata nel dicembre 1993 - per garantire più efficacemente il pluralismo in campagna elettorale. Risale allo stesso anno uno dei suoi interventi più incisivi, il discorso con il quale volle difendersi, con un messaggio televisivo, dalle accuse rivoltegli nell'ambito di un'inchiesta sui fondi riservati del Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (Sisde). Con la caduta, nel 1994, del primo Governo Berlusconi, Scalfaro diede il via libera a un Esecutivo tecnico, a guida Lamberto Dini, appoggiato da una maggioranza parlamentare formata da partiti che alle elezioni si erano presentati in schieramenti opposti, come consentito dalla Costituzione italiana, che non prevede vincoli di mandato per i parlamentari. Ciò provocò la forte polemica di una parte del centrodestra: è in quei giorni che fu coniata la definizione polemica di "Governo del ribaltone".La ferma e costante volontà di difendere i valori costituzionali è testimoniata dall'attività condotta da Scalfaro anche dopo il termine del mandato presidenziale, nell'ambito del comitato "Salviamo la Costituzione", cui ha dedicato l'ultima parte della sua vita, con la parentesi della temporanea presidenza del Senato, nel 2006. Ha detto ancora il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo messaggio di cordoglio: "Scalfaro è stato un protagonista della vita politica democratica. Esempio di coerenza ideale e di integrità morale, ha avuto per supremo riferimento la legge, la Costituzione, le istituzioni".




(©L'Osservatore Romano 30-31 gennaio 2012)

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