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martedì 29 gennaio 2013

La Shoah nel film In «Darkness» di Agnieszka Holland


               L'occasione fa l'uomo eroe

                                                           di Gaetano Vallini

 
In occasione della Giornata della Memoria giunge anche nelle sale italiane l'intenso film In Darkness, diretto dalla regista Agnieszka Holland, che racconta la storia vera di Leopold Socha, operaio del sistema fognario e ladruncolo di Lvov (Leopoli), nella Polonia occupata dai Nazisti, il quale, spinto dagli eventi, si ritrovò a salvare la vita di alcuni ebrei. Una piccola luce nel buio della Shoah che questo bel film riaccende senza cadere nella retorica e senza indulgere alla facile commozione. La regista, infatti, pur risparmiandoci l'orrore che ben conosciamo, restituisce con bravura la durezza di quel periodo di barbarie, mostrandoci l'umanità del tempo, con le sue ambiguità, con i suoi alti e bassi. Uomini e donne capaci di gesti orribili ma anche di atti di generosità e di coraggio. Eroici, si potrebbe dire; di quell'eroismo che può nascere dal caso, da una circostanza inattesa, che pone di fronte a una scelta di vita o di morte.
Leopold Socha ogni giorno s'industria per sbarcare il lunario e mantenere moglie e figlia, non disdegnando piccoli furti. Nessuno meglio di lui conosce il sistema fognario, che utilizza anche per nascondere la refurtiva. Un giorno s'imbatte in un gruppo di ebrei: vogliono nascondersi nelle fognature per fuggire all'imminente rastrellamento del ghetto. Gli offrono denaro in cambio di aiuto. Socha sa che questo potrebbe significare la fucilazione per lui e la sua famiglia; ma la proposta è allettante, i soldi servono, e così accetta. Li nasconde, porta loro cibo, vestiti; li salva dalla cattura. Ma non tutto è semplice. Deve fugare i sospetti di un amico ufficiale ucraino convinto che celi un segreto. Inoltre col passare del tempo i soldi degli ebrei non sono più sufficienti. Non riuscendo più a reggere la pressione, decide di abbandonarli al loro destino. Ma alcuni fatti lo spingeranno a confrontarsi con la propria coscienza.
Grazie a una sceneggiatura misurata, senza cadute né eccessi, e a una fotografia livida e claustrofobica, che dà conto dell'oscurità del titolo e delle impossibili condizioni di sopravvivenza tra sporcizia e topi, il film parla dunque di un piccolo gruppo di persone alle prese con una situazione disperata. Tutti sono presentati nella loro umanità imperfetta. Anche le persone che Leopold salva. La paura, un innato egoismo che le circostanze accentuano, le rendono complesse e difficili, talora insopportabili e pericolose. Ma sono persone reali, donne, uomini e bambini. E molto più efficacemente di quanto avverrebbe attraverso una loro idealizzazione in quanto vittime, sono proprio le imperfezioni a dare valore alla loro disperata rivendicazione a rimanere vive.


(©L'Osservatore Romano 28-29 gennaio 2013)

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