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mercoledì 31 luglio 2013


            Parla un linguaggio che capiamo


di Bruno Forte

"Francesco, va' e ripara la mia casa": le parole che il Crocifisso di San Damiano rivolge a Francesco ispirano la splendida coreografia che apre la veglia dei giovani che partecipano alla Giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro intorno al Papa che del santo di Assisi ha scelto il nome. Un gruppo di ragazzi e ragazze, dalle capacità veramente acrobatiche, monta una struttura in legno a forma di cappella, per smontarla poi con altrettanta rapidità alla fine delle testimonianze che accompagnano la scena. Papa Francesco parte da quest'immagine: "Il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a questa chiamata del Signore: riparare la sua casa. Ma quale casa? Piano piano, si rende conto che non si trattava di fare il muratore e riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi a servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il Volto di Cristo".
Si coglie bene in queste parole l'atteggiamento di fondo con cui il vescovo di Roma si è posto davanti all'immensa folla di giovani venuti per pregare con lui e per ascoltare nelle sue parole la parola di Gesù. Il Papa "venuto dalla fine del mondo" ha voluto coinvolgere questi ragazzi ciascuno in prima persona, invitandoli a essere protagonisti e non spettatori della nascita di un mondo nuovo, di una Chiesa sempre più giovane e bella. Li ha provocati con profondo amore, quasi sfidandoli a non delegare a nessuno la scelta su cui costruire la loro vita e la volontà di metterla al servizio di un'umanità più giusta, sana e felice, secondo il disegno di Dio. Ha ripetuto anche a Rio, con la stessa passione di sempre, il bellissimo appello: "Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!". E i giovani lo hanno ascoltato rapiti.


(©L'Osservatore Romano 31 luglio 2013)

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