Semplice e moderno
di Cristian Martini Grimaldi
Ci si è stupiti in questi giorni nel vedere un Papa salire la scaletta dell'aereo tutto solo con la borsa. Qualcuno si è domandato come mai un Pontefice non abbia un collaboratore incaricato di portare il suo bagaglio a mano. C'è perfino chi fantasiosamente ha ipotizzato che Papa Francesco possa non fidarsi di consegnare a qualcuno il proprio bagaglio personale. Altri hanno pensato che il suo stile sia perfino studiato, quasi volesse impressionare l'occhio e il cuore di chi, in tempi di crisi, auspica maggiore sobrietà anche da parte della Chiesa.
Da quando il cardinale Bergoglio è stato eletto, parlare di sobrietà nei gesti e di semplicità nelle forme non dovrebbe essere più un fatto sorprendente. Il Pontefice ha già dato diversi segnali di gestione umile e semplice della routine quotidiana e non ci si dovrebbe più meravigliare. In ambito politico siamo talmente assuefatti a percepire il potere come qualcosa di distante e fuori dalla nostra portata che quando vediamo un leader compiere dei gesti simili ai nostri restiamo perplessi. Arriviamo perfino a nutrire il sospetto che possa esserci dell'affettata demagogia nel mostrare semplicità.
Per questo è bene ricordare ancora una volta che Jorge Mario Bergoglio è un uomo che ha modulato la propria esistenza e il proprio stile di vita su quelli degli emarginati di periferia, gli stessi che ha incontrato giovedì nella favela a Rio de Janeiro. Il portavoce della comunità di Varginha ha parlato di gente piccola, povera e dimenticata. E Papa Francesco ha ribadito che non bisogna mai stancarsi di lavorare per un mondo più giusto e solidale, e che "solidarietà" non deve essere una parola scomoda e dimenticata.
È proprio tra persone simili a quelle di Varginha che Bergoglio ha maturato la propria esperienza pastorale, viaggiando per anni a piedi e sui mezzi pubblici argentini e rifiutando un autista personale che normalmente viene utilizzato da chi ricopre certe cariche. La sua è dunque una formazione ricca di pragmatica vitalità. In altre parole, il Papa è un uomo che bada all'essenza delle cose. Per questo assegnare un compito così poco significativo come portare una valigetta a un collaboratore sarà stato da lui giudicato per quello che è: semplicemente superfluo. La naturale inclinazione di Papa Francesco verso tutto ciò che è strettamente necessario la si evince perfino dal formato conciso e breve dei suoi discorsi. Non è allora un caso che l'account twitter in spagnolo (@Pontifex_es) sia considerato il più influente tra quelli dei leader del mondo, e il primo con una media altissima di retweet. Le sue sintesi sono congeniali a questi strumenti tecnologici tarati sul ritmo frenetico della comunicazione odierna.
Ma il linguaggio del Pontefice è anche fatto di gesti simbolici: in Brasile l'uso di una semplice utilitaria negli spostamenti in mezzo a una folla eccitata dalla sua presenza è stato secondo alcuni un azzardo, ma per molti altri un gesto di grande generosità. Non si tratta di semplice retorica d'austerità, ma sono gesti e parole incarnati in uno stile le cui radici affondano proprio in quella terra del sud ricca di un cattolicesimo popolare senza eguali al mondo. E lo si è visto non solo nella favela carioca, ma in special modo a Lampedusa, durante il suo primo viaggio, quando Papa Francesco ha scelto il confronto faccia a faccia con gli ultimi della terra.
In questo modo il Pontefice ha anche trasformato la retorica terzomondista di ieri in una sfida oggi ineludibile e urgente all'ordine economico e politico globale: qualcosa che da molto tempo non era più nell'agenda di capi di Stato o di partito, e tanto meno al centro del dibattito pubblico. Ora invece la ricerca di soluzioni per la cura degli ultimi può davvero divenire un paradigma fecondo di promesse nelle strategie pure in ambito politico, se si vuole che l'elettorato non solo ascolti ma prenda sul serio promesse sempre troppo vincolate a un'evanescente contingenza.
Dopo la visita di Papa Francesco a Lampedusa la constatazione sull'ineluttabilità dell'esistenza dei poveri e degli ultimi della terra è diventata colpevole indifferenza. E dopo il viaggio in Brasile le promesse di riforma che non si incardinino in un'ottica di solidarietà e di condivisione saranno giudicate poco dignitose. Infine, la retorica di un mercato che tutto sa e tutto regola non vale più se nel sapere e nel regolare taglia fuori pezzi interi di umanità.
(©L'Osservatore Romano 28 luglio 2013)
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